Minicifre della cultura

Minicifre della cultura è il titolo di una raccolta di dati statistici nata dall’esigenza di raccogliere e condividere dati relativi alla produzione, alla salvaguardia, alla valorizzazione, alla gestione e alla diffusione della cultura in Italia, relativamente al quinquennio 2018/2022.
La ricerca, promossa dal Ministero della cultura, dalla Direzione generale educazione e dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, rispolvera un progetto dell’allora Ufficio studi del segretariato generale del Ministero e da vita a una nuova pubblicazione disponibile dietro licenza Creative commons in formato cartaceo (nov ’23, autoproduzione) e digitale.

La misurazione quantitativa e l’utilizzo di dati affidabili si rivelano elementi sempre più strategici per il monitoraggio e l’analisi dell’offerta e della partecipazione culturale, per il supporto ai processi decisionali e per l’attuazione di politiche pubbliche efficaci recitano le prime battute del volume, tant’ è vero che proprio l’ordinamento di fondi, dati e indicatori era stato oggetto anche del precedente “Come si misura la cultura?” nel 2022.

Otto sono i capitoli che compongono la ricerca:
1. Patrimonio culturale
2. Biblioteche e archivi di stato
3. Arti visive e plastiche, architettura contemporanea e design
4. Editoria e stampa
5. Spettacolo
6. Formazione e occupazione in cultura
7. Risorse economiche per la cultura
8. Benessere, cultura e salute

Il lavoro di raccordo tra le forme della creazione, produzione, partecipazione e consumo, che interviene nella temporalità sospesa della pandemia, ma si concede anche qualche accenno al “prima” e al “dopo”, partorisce una piattaforma di consultazione digitale poco interattiva e molto poco “aumentata”, se relazionata all’offerta del volume stampato in, pare, 500 copie e in assenza di distribuzione editoriale.
L’impresa di restituzione pare arenarsi su dati aggregati e semplici tabelle, corredate da uno scarno commento analitico per ciascun capitoletto. Non si ravvisano invece tentativi di lettura dei processi descritti, valutazione delle politiche implementate, occasioni di ascolto dei bisogni, chiarimenti sull’interoperabilità di fonti a scala e grana diversificata. Il vestito è nuovo ma alcune tare del precedente ciclo di pubblicazioni (dal 2009 al 2014) non sono forse state affrontate in pienezza, a fronte di un budget triennale di circa 170.000 euro.

Si assiste quindi – al di là della consolidata storicità dei punti di vista parziali e non istituzionali di Federculture (“rapporto annuale” giunto alla 19ª edizione), Civita (14ª edizione), Symbola (13ª edizione) – ad esplorazioni erratiche, con numerologie non validate ed analisi assai parziali (e talvolta partigiane).

Estratto dal commento al progetto apparso su Key4Biz

Il capitolo dedicato a biblioteche e archivi di stato apre fotografando con chiarezza il crollo dell’utenza, e, in proporzioni minori degli stessi istituti aperti al pubblico, determinato dalla fase pandemica. Segue una tipizzazione espressa dal classicissimo grafico a torta, una presentazione per regioni e macro-aree degli istituti attivi tra il 2019 e il 2021, quindi si segnala il numero complessivo di risorse possedute nei luoghi censiti da Istat, Direzione generale e ICCU. Infine si esplicita che la diseguale distribuzione delle biblioteche, genera una sperequazione nell’accesso ai servizi, un’intuizione non da poco. Concludono il capitolo due grafici studiati per mostrare allo sguardo distratto un’impennata non comune di contributi per l’area, nell’esatto momento in cui il Fondo Franceschini veniva, questo si, archiviato. Fine.

Anche il capitolo su produzione editoriale e mercato librario ripropone dati (Istat, AIE) e, senza cattiveria, si può riassumere ancor più brevemente: presenta la classifica dei 10 titoli più venduti del 2022 ma non espone alcuna visura circa le tendenza all’apertura (e chiusura!) di librerie ed edicole, al pari del numero dei teatri o della distribuzione dei cinema nelle successive pagine del volume. Potrà apparire controintuitivo, eppure navigare in questa scarsità dei dati (pur affrescata efficacemente) rende più arduo, e non più semplice, “usare” queste (su questo c’è onesta, va detto) “minicifre” per una qualche comprensione del paesaggio culturale, della sua cittadinanza, dei suoi esclusi.

A questo indirizzo è disponibile il video della presentazione dello scorso 6 dicembre 2023.