I numeri di Francoforte

La 76a Fiera del libro di Francoforte si è conclusa lo scorso 20 ottobre, sciacquando via lo strascico di polemiche che ha accompagnato sin dalla fase organizzativa (tra inviti mancati, lettere aperte, cambi di passo, cambi di ministro..) la più importante vetrina dell’editoria internazionale e della compravendita di diritti. All’ombra dei resoconti muscolari (230 espositori “rappresentanti” l’editoria patria, altri 130 accolti nel padiglione collettivo promosso da ICE/AIE con alcune realtà regionali, numeri importanti ma fisiologicamente disponibili prima dell’appuntamento) sono stati resi noti i risultati dell’ultima ricerca firmata NielsenIQ – GfK dal titolo 36 anni dopo. Il mercato del libro in Italia oggi.

Siamo qui pronti a cogliere ogni occasione per crescere ancora di più. Rispetto al 1988, alla nostra prima volta come Ospite d’Onore alla Fiera del libro di Francoforte, il nostro mercato è oggi quattro volte più grande. E con una buona capacità di imporsi all’estero, con 7.838 diritti di traduzione venduti, quattro volte di più del 2001. Dietro questa forza si nascondono però fragilità che, se non affrontate in una logica di sistema, rischiano di indebolirci sul piano interno. Contiamo di affrontarle in un tavolo di filiera con il Ministro Giuli.

Innocenzo Cipolletta, presidente AIE

In vero, al netto dell’inflazione, il mercato è raddoppiato e non quadruplicato. E i diritti di traduzione di libri in lingua italiana, calcolati su base 2001 invece che 1988 per aggiungere confusione, sono certamente accresciuti ma comunque sono in flessione rispetto all’anno precedente. Su questo specifico argomento è uscito anche un brano denso di curiosità da addetti ai lavori su Lucy che suggerisco di recuperare. Quanto all’ipotesi di tavolo istituzionale, così si è contestualmente espresso il ministro Giuli “Fateci tornare a Roma, verificare un po’ di questioni relative alla legge di bilancio e alle priorità e poi ci sarà a breve una data per un tavolo con gli editori” aggiungendo il suo interesse a “mettere a conoscenza il mondo dell’editoria, di alcune idee che ha il Ministero della cultura e ascoltare, renderle compatibili e ripartire di slancio”.

Veniamo dunque alle dolenti note: sebbene il dato di vendita della varia relativo all’ultimo quinquennio sia positivo (+180 milioni di euro di valore e +9 milioni di copie vendute) lo stesso non si può dire per l’anno corrente. I dati relativi ai primi otto mesi del 2024 parlano di uno scenario che oscilla tra stagnazione e flessione, in cui se la narrativa italiana e non (che cuba il 34,8% della varia) cresce del 4% in media, ben altro discorso vale per i settori ragazz*, fumetti e saggistica, tutti univocamente marcati dal segno meno, per complessive 1 milione di copie vendute in meno.

Questo turbinar di numeri e di umori ci serve soprattutto come base per dedicare un punto d’attenzione alla metamorfosi che tocca i luoghi della vendita. Le librerie, pure in lieve ripresa dopo la pandemia, non hanno ritrovato la quota di mercato (10%) che negli ultimi cinque anni è stata erosa dalle piattaforme di e-commerce. La situazione della GDO è se possibile ancor più problematica, seppure con pesi naturalmente ben diversi. L’e-commerce, oltre i numeri complessivi, cresce soprattutto sui testi di catalogo, dove garantisce varietà e velocità di approvvigionamento dei testi, ammortizzando al tempo stesso costi e spazi di stoccaggio locale. Anche quest’ultimo dato offre spunti d’interesse per una ricerca che, facendo certamente i conti con i numeri che sostengono l’editoria, possa mettere a fuoco come cambiano i consumi culturali (segnalo questo contributo di Giovanni Solimine piuttosto ricco di cifre e spunti) e quali sono i luoghi, che scegliamo di rafforzare o lasciare con le quotidiane scelte d’acquisto di un volume.

Acquistare su uno store globale, sul sito di una casa editrice, in autogrill, in una libreria di catena, al supermercato, in edicola o in una libreria indipendente spesso significa acquistare un libro differente, ma in ogni caso profila una scelta di volta in volta diversa. Definitivamente diversa. Un gesto che può parlare di sfruttamento o di prossimità, di comfort o di incontro, di algoritmi o di fiducia, di me o di noi.


Sempre su BibliotecAria una sintesi del Rapporto sullo stato dell’editoria relativo all’anno precedente.