Se i tempi non fossero quelli che sono, noi diremmo ai lavoratori: pensate a farvi una piccola biblioteca. Dedicate un angolo della vostra casa a muti, fidati e confortevoli amici: ai libri.
Mi si dice che non v’è casa operaia, in Germania, che non abbia la sua piccola biblioteca. Certo, il tenore di vita delle classi lavoratrici tedesche, è superiore al nostro.
Non solo la biblioteca è in quelle case, ma il bagno è un “comfort”, cioè un senso di comodità che noi ignoriamo.
Ma verrà giorno in cui, anche il proletariato italiano, se vorrà, sarà ad un livello superiore di benessere materiale ed intellettuale.
Cerchiamo di affrettare quel giorno.
I consiglieri buoni, quelli che ci possono aiutare nelle lotte pel nostro miglioramento ed incoraggiarci, sono i libri. I libri, ricordatelo.
Non andiamo nel diffìcile.
Ecco qui un pacco, arrivato fresco fresco da quella Casa editrice miracolosa che è la Editrice Sociale di Viale Monza.
Vediamo: Carlo Darwin, “Origine delI’uomo”, “Origine della specie”, traduzione di Giovanni Canestrini. Note illustrative di Romeo Manzoni.
Due libri che ogni persona, che ama porre una base solida alla propria cultura, dovrebbe conoscere. Sono la “Storia sacra” dell’uomo. I due libri che alzano, in parte, il velo che nasconde il mistero della vita.
Donde veniamo? Come venimmo? Per quali forze? Per quali leggi?
Ma un libro che introduce e prepara alla comprensione dei due precedenti è “La Teoria dell’Evoluzione” di Giovanni Canestrini, edito dalla stessa Casa (L. 10).
Queste tre opere sono raccomandabili ai più studiosi, a quelli che vogliono vedere con chiarezza in sè e fuori di sè, nella vita nella società, nel domani.
E’ la scienza della vita la piu grande maestra della vita stessa. Essa sola ci può dare la persuasione della verità e della grandezza della nostra fede, che è basata sulle leggi della vita e che, come queste, non può fallire.
“Quando i ciechi ed ignoranti denigratori delle nostre dottrine emancipatrici trattano i loro propagandisti da pazzi sanguinari. bisogna domandar loro se sanno che in questa avanguardia della libertà han figurato uomini come Eliseo Réclus, la vita del quale fu una costante ed energica lotta, lotta luminosa per la causa della scienza e della giustizia”.
Così Pietro Gori nella prefazione che precede la “Storia di un ruscello” (1).
Ma vi è qualcuno, specie fra i giovani, che non conosce questo libro? Ed allora perchè non deliziarsi alla lettura di queste pagine, che le antologie di tutti i paesi hanno riprodotto? Perchè non arricchire la mente colle utili cognizioni che in questo libro sono contenute ed espresse in una forma piacevolissima?
Ma ecco, fra la sobria eleganza dei volumi su menzionati, spicca una fiamma, tutta bianca, su fondo nero. Ecco un candido volume degno delle più eleganti vetrine: “Memorie” (2). Memorie di chi? Di Pietro Kropotkin. Chi è Pietro Kropotkin?
“Quando penso a questo uomo singolare, dice Ettore Fabietti nella prefazione che precede, non posso fare a meno di avvicinarlo a Giuseppe Mazzini. Operarono e soffersero entrambi per migliorare la forma della convivenza umana su questa vecchia terra che non vide ancora, in tanto progresso di cose, farsi l’uomo migliore dei suoi antenati”.
Queste memorie sono di un interesse drammatico. E qui, in queste pagine che s’impara a conoscere e ad amare quei grandi rivoluzionari russi che usciti, come Kropotkin, dalle classi più alte della società abbracciarono la povertà e le persecuzioni; che dotati di intelligenza e cultura eccezionali, disdegnarono gli onori e i gradi per immolarsi spirito, corpo, anima ed intelletto al risveglio delle plebi, alla redenzione delle medesime e affrontarono la morte e qualche cosa di più doloroso della morte: le feroci condanne alle galere zariste. Santi di una nuova umanità. Degni di tutta la nostra gratitudine.
Non vi sembra o lettori che i cinque volumi suggeritevi possano essere gli amici sinceri ed utili delle vostre ore serene e pensose?
Ma qualcuno dice: questa è una rivista sportiva, l’alpinismo dove lo lasci? Vi saranno pur pubblicazioni interessanti da conoscere.
Interessanti sì, ma… proibitive. E’ uscita recentemente la “Storia della spedizione scientifica italiana nell’Himalaia Caracorùm e Turchestan cinese (1913-14), con capitoli aggiuntivi di Grotto Dainelli, e “I. A. Sprangar”, Bologna, Zanichelli Editore (lire 180).
E’ un volume che starebbe bene in una biblioteca sezionale insieme ad altre opere del genere, se le nostre sezioni non fossero tanto povere.
E’ un’opera ricca di grandi tavole alcune magnifiche a colori : si vedono biancheggianti ghiacciai in contrasto con cuspidi nere; templi favolosi, usi e costumi strani, quasi inverosimili per noi europei.
A. A., nella, rivista del Club Alpino, dice che è questo un libro d’arte, d’alpinismo e di geografia “ma quella geografia che rappresenta la scienza più varia e umana, che abbraccia insieme lo studio della terra e dell’uomo che v’è nato, così come venne concepita dapprima dalla mente geniale di Eliseo Réclus ».
E, per oggi, ci pare che basti.
Il Bibliofilo
(1) Ed. Sociale, Viale Monza – L. 5.
(2) Memorie di Pietro Kropotkin, 3.a ed. Ed. Sociale – L. 10.
Non sono parole mie. Nel gennaio 1925 non erano nati i miei genitori e, per un soffio, nemmeno i loro genitori. Il brano a firma “Il Bibliofilo” è apparso sulla rivista mensile dell’Associazione Proletari escursionisti, il cui archivio scompleto ho digitalizzato su archive negli ultimi anni. Mano a mano intercettavo bollettini, annuari, numeri unici, con l’intento di corroborare con brani di memoria collettiva dell’APE storica, la rinascita di questa organizzazione di escursionismo popolare.
La scelta di una piattaforma di archiviazione libera, amatoriale ma persistente, ha permesso di sfruttare almeno in parte le potenzialità dell’OCR ma soprattutto di “liberare” in tempo reale le tracce di un cammino lungo un secolo.
Questo contributo, apparentemente anomalo nella cornice di un periodico di sport popolare, offre diversi spunti d’interesse e non solo per lo stimolo pedagogico (con accenti su scienza dell’evoluzione e geografia) all’attenzione di una platea operaia e sovente poco istruita. Oltre l’epifania emancipatoria della classe che allena “il corpo e la mente”, possiamo ritrovarvi riferimenti di evidente marca libertaria (Kropotkin, Reclus, Pietro Gori) a contaminare una pubblicazione dell’alveo socialista e in particolare “terzino”.
Soffermiamoci ancora sulle due note. I consigli di lettura (testi nobili eppure economici, pare sottolineare l’anonimo autore) sono entrambi editi dalla Casa Editrice Sociale. Fondata nel 1909 come Libreria editrice sociale, attraverserà tra alterne vicende e diversi cambi di nome quasi metà del ‘900. Dopo lo stop obbligato a causa del primo conflitto mondiale, nel dicembre 1923 (esattamente un anno prima che Il Bibliofilo ne celebri l’offerta culturale) l’impresa editoriale subirà un secondo inciampo a causa dell’incendio doloso alla tipografia Zerboni, attentato orientato a colpire tanti periodici invisi al regime. La CES, che negli anni pubblicò pubblicò Marx e Nietzche, ma anche Tolstoy e Jack London, era stata fondata da una delle donne più eclettiche dell’anarchismo del primo Novecento italiano, Leda Rafanelli, e da Giuseppe Monnanni, che tanti anni più avanti sarà tra i promotori della BUR. Il fondo archivistico e specialmente librario di quest’ultimo è stato donato al Centro APICE (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano.
Un ultimo sorvolo sul testo, da un’angolazione sin qui intentata. L’autore ci segnala che la prefazione delle Memorie del principe naturalista e anarchico è firmata da Ettore Fabietti: il papà delle biblioteche popolari di Milano , già citato anche nel brano dedicato alla prima biblioteca circolante del Belpaese. Questo a testimonianza della complessità dell’intreccio sotteso alla trama che teneva insieme editoria sociale, biblioteche popolari, università proletaria e di cui la stessa A.P.E. ha costituito uno dei fili meno scontati e forse per questo per lo più invisibili.