Un leone in biblioteca

Un bel giorno, un leone entrò in biblioteca.
Passò davanti al bancone nell’ingresso e salì
dritto verso le sale di lettura.

Comincia così l’albo di Michelle Knudsen (autrice classe 1974 piuttosto prolifica, con oltre 50 testi pubblicati), illustrato da Kevin Hawkes e da non confondere col quasi omonimo C’è un leone in biblioteca! (Dave Skinner con Arélie Guillerey, Gallucci).
Un leone in biblioteca, originariamente edito da Nord-Süd Verlag e in Italia nel 2007 dalla sua succursale Nord-Sud editore, è tornato dopo una decade di assenza sempre per il marchio di casa Salani, con la traduzione di Luigina Battistutta.

La signorina Brontolini, capo-bibliotecaria, è molto severa sulla questione delle regole. In biblioteca non è permesso correre e non si può alzare la voce. Ma quando un giorno compare un leone, nessuno è più sicuro di quel che si deve fare, perché… nessuna regola parla di leoni! Con il passare del tempo, comunque, ogni cosa si aggiusta e il leone diventa un assistente bibliotecario perfetto: fa da divano per i bambini durante l’ora di lettura e si rende utile in mille altri modi. Almeno, fino al giorno in cui succede un imprevisto e, infrangendo le regole, il leone ruggisce a più non posso…

Così recita la quarta di copertina di questo albo rilegato e di formato generso (ancora reperibile in versione economica e tascabile) consigliato a partire dai 5 anni. Il volume, presente in ogni biblioteca di pubblica lettura dotata di una sezione “ragazze e ragazzi”, è ingentilito da disegni dal tratto antico e dalle tinte pastellate. Nonostante qualche riferimento al contemporaneo, la scelta illustrativa ricade su arredi lignei, sedute antiche, carrelli e cesti di vimini, schede catalografiche, tutti riferimenti che rinviano a una dimensione accogliente e serena, necessariamente estranea ai riferimenti vivi della narrazione.

La semplice e breve parabola narrativa parla dell’importanza della norma, la regola, e a un tempo della speculare eccezione che ne rompe il quadro schematico. Lo fa tratteggiando personaggi stereotipati ma mai bidimensionali, e giocando in equilibrio tra curiosità, preoccupazione per ciò che appunto non è ordinario, incidenti di percorso, e cambiamenti che investono il corpo sociale dei giovani utenti, accompagnando passo passo l’accettazione di nuove abitudini.

Un leone in biblioteca non è insomma il classico volume para-narrativo ma sostanzialmente “a tesi” disegnato per bimbi ma in vero scritto per pubblico di genitori che s’immaginano piccoli, o almeno così mi pare.


Potete ritrovare altre non-recensioni di libri (che parlano di libri!) a partire da qui.