Se un testo non viene impaginato, stampato e reso quindi disponibile alla lettura per certo non diventa un libro. Se tuttavia viene letto, registrato e distribuito, si può parlare a pieno titolo di audiolibro.
In occasione dell’annuale trasferta “al sud”, il mio personale rituale d’infanzia prevedeva il passaggio da una zia che conservava una collezione completa di 45 giri delle Fiabe sonore con la fascia rossa e il titolo giallo in copertina, edite da Fabbri negli anni sessanta. Non c’era radioraiplay con Ad alta voce, tantomeno la vecchia cara sigla (la migliore) de “Il terzo anello”. Non c’erano le più amatoriali registrazioni di LiberLiber e LibriVox, non c’era Mlol né i DRM, ma soprattutto non erano all’orizzonte le due piattaforme che in una manciata di anni hanno fagocitato l’80% dell’intero mercato dell’audiolibro. In Italia, perché nel solo scenario europeo sono almeno 200 i player oggi attivi, non ultima la svedese BookBeat con la sua inedita formula “a consumo”.
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