La 36a edizione del Salone torinese si è chiusa con un padiglioncino in più, il consueto record dichiarato (oltre 220.000 presenze) e l’annuncio della date della successiva dal 15 al 19 maggio 2025. Personalmente ho bucato quasi tutti gli appuntamenti che mi ero ripromesso di seguire: troppo affollato per riuscire ad accedere quello sullo stato dell’editoria, erroneamente dichiarato per adulti quello su Alexander von Humboldt, ma bellissimo l’incontro con Paola Mazzarelli all’interno del palinsesto offerto dalla Sala della Montagna, in cui nonostante il fuorviante titolo Il paesaggio e la storia: quando il dato tecnico è (quasi) l’ultimo dei problemi si ragionava anzitutto di traduzioni della narrativa alpinistica attraverso i secoli, le culture, le discipline. Per addetti ai lavori (di traduzione) ma davvero denso e pregevole.
Archiviamo in tempo zero il passato (vicino) per gettare uno sguardo al futuro di prossimità. Sabato 8 e domenica 9 giugno andrà in scena al Centro sociale Conchetta di Milano la prima edizione del Piccolo salone del libro politico.
Le porte aprirano per l’intera giornata di sabato (dalle 10 alle 20) con particolare focus sull’appuntamento delle 17 dal titolo Liberare i saperi nella società del controllo, che vedrà susseguirsi sul palco i contributi di Ubaldo Fadini, Andrea Fumagalli, Milchele Lancione, Cristina Morini, Lucia Tozzi, Tiziana Villani ed Irvine Welsh in collegamento video.
Il Piccolo Salone, come suggerisce il sottotitolo “Pagine in Rivolta”, rappresenterà un primo tentativo nel panorama italiano di riunire quelle case editrici che negli anni si sono contraddistinte per aver dedicato parte del loro catalogo a libri impegnati, militanti e capaci, attraverso le loro pagine, di mettere in opera una critica puntuale all’ordine esistente delle cose.
Tentativo oggi quanto mai prezioso e necessario poiché risponde al sempre più urgente bisogno di creare spazi di incontro e scambio su cosa significhi “fare politica” attraverso i libri, in una società, quella odierna, in cui le destre e i totalitarismi impongono il loro controllo in modo capillare su ogni aspetto del presente.
La domenica i portoni di Cox18 apriranno dalle ore 10 alle 16, con un’intensa sessione di poetry slam subito dopo pranzo. In occasione della due giorni, promossa dal centro sociale con Archivio Primo Moroni e Libreria Calusca, e in collaborazione con la rivista Millepiani e l’Association Culturelle Eterotopia France, sarà anche possibile visitare la mostra Ma chi ha detto che non c’è “in cui verranno esposti materiali appartenenti ai fondi dell’archivio che ripercorranno la grande ondata rivoluzionaria, creativa, politica ed esistenziale che ha attraversato l’Italia negli anni ’60 e ’70, attraverso la stampa politica di quel periodo”.
Assunto il cambiamento genetico di BookPride, e dopo le debacle speculari di Bellissima Fiera e Tempo di libri, una nuova minuta proposta si affaccia sulla piazza meneghina. Nel poster dell’iniziativa l’elenco in aggiornamento delle case editrici coinvolte.