Una quindicina di anni fa, per qualche mese, ho fatto l’edicolante in via Gallarate, per lo più il turno di apertura in veste di “assistente” dei due gestori. La routine prevedeva: sveglia sul telefonino alle quattroemezza/cinque, inforcare la bici e sospingerla sul ponte della ghisolfa prima che il sole sorga, tirar su la cler e verificare le bolle di ciascuna cassa di riviste, giornali, giochini e altre chincaglierie in arrivo, battere sul gestionale ciascuna vendita, sperare di trovarsi presto in due per alternare caffé, pipì e “salve a lei” fino alle ore 11.30 del mattino.
E ancora: conversare con gentilezza senza far ingigantire la coda nell’unico orario di punta (apertura di scuole e uffici), preparare i pacchi per le consegne a domicilio (sempre uffici), sfogliare l’edizione milanese dei principali quotidiani, infine leggere alternativamente numero corrente, prima e seconda ristampa di Diabolik.
Mi turnavo con due amici, con cui si vagheggiava anche l’apertura di una nostra attività al termine della gavetta, nonostante la crisi della carta stampata e quindi delle edicole aleggiasse ormai nell’aria.
Di 40.000 edicole e chioschi presenti al tempo dei miei ricordi, non ne restano che 11.000 circa, in altre parole un quarto, di cui 3800 attive nella sola Lombardia. 2700 hanno chiuso negli ultimi 5 anni. Nella sola provincia di Milano si sono perse 129 edicole nell’ultimo triennio, il dato relativo alla capitale sfonda il tetto delle 300.
Report SNAG 2023 | Lo stato della Rete di Vendita è il titolo della fotografia commissionata dal Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai. Se sul piano locale di 61 edicole chiuse a Milano e provincia nel 2022 oltre la metà erano collocate nel perimetro cittadino, sul piano nazionale 2438 comuni sono classificati “a rischio desertificazione” in quanto possiedono un unico punto di distribuzione attivo, oltre 2000 ne sono del tutto sprovvisti, sempre secondo i dati del SNAG.
Sono le persone della mia generazione, diciamo over 45/50 che vengono a cercare Topolino piuttosto che Tex o altri. Fumetti che appartengono alla loro infanzia e a cui sono rimasti legati. Qualche volta vedo tentativi dei nonni di comprare Topolino ai nipotini. Non tornano mai a prenderlo una seconda volta.
Zetatielle
A scomparire sono anzitutto i punti vendita esclusivi, che oggi rappresentano la metà degli esercizi che vendono quotidiani e periodici (tra gli altri si contano supermercati e autogrill) anche se il convitato di pietra di questa panoramica è anzitutto la crisi della carta stampata “divorata” dalla fruizione web delle testate. (i grandi giornali vendono un decimo di 30 anni fa) unitamente alla disabitudine culturale al luogo edicola. Chi sopravvive lo fa a colpi di servizi di altro tipo (ritiro pacchi e missive, libri, biglietti del trasporto pubblico, cibo e bevande, souvenir turistici..) e sovente in forza di tax credit e bonus edicole. Certo nuove aperture ed esperienze curiose nel panorama dall’Aedicola di via Conte Rosso a Milano, alla 518 di Perugia, ma parliamo di mosche bianche in un ginepraio di norme e sgambetti che va dalla direttiva Bolkensein ai distributori automatizzati di quotidiani.
Ai chioschi che punteggia(va)no piazze e marciapiedi non spetta nemmeno l’allure romantica e sinistra delle piccole librerie indipendenti: esercenti di prossimità certo, ma anche presidi culturali in territori altrimenti sprovvisti. Se un’edicola scompare il cane farà pipì altrove, i camion di plastica per i più piccoli si possono recuperare altrove, i titoli del giorno li scorri col pollice sempre e solo sulla homepage, concedendo loro l’attenzione che meritano, prima di raggiungere con soddisfazione la rubrica sui pet più buffi di sempre. E ora, giù la cler.