L’anagrafe delle biblioteche italiane è un progetto dell’ICCU (Istituto per il Catalogo Unico) che affonda le sue radici nella pubblicazione del Catalogo delle biblioteche d’Italia edito tra il 1993 e il 2004.
Dieci anni più tardi questa “rubrica” è stata riproposta per la prima volta sul web e, una manciata di mesi più tardi, implementata con l’aggiunta delle Istituzioni Culturali Ecclesiastiche (AICE). Negli anni successivi la base di dati di partenza è stata progressivamente arricchita con open data a base regionale disponibili in diversi formati e, a partire dal 2017, con statistiche annuali. Se non interessa spegnete pure tutto, se interessa ma non avete idea di cosa si stia parlando conviene partire proprio dalle ultime statistiche (che son sempre curiose e possono far venire voglia di andare avanti), se interessa invece e masticate anche la materia i data-set sono disponibili qui, dove comincia il viaggio vero e proprio.
Negli ultimi due anni il servizio è stato impreziosito dall’annuale Indagine sulle biblioteche aperte al pubblico (ma non necessariamente pubbliche) condotta con la vetusta ma mai morta tecnica del questionario (!) in collaborazione con ISTAT a partire dal 2018.
Al suo interno si possono ricavare informazioni di ogni tipo: geolocalizzazione, patrimonio posseduto, servizi attivi, specializzazioni (approposito, sono escluse dall’Indagine biblioteche scolastiche e universitarie, poiché non si rivolgono al “pubblico” in senso lato..), numeri di ingresso e prestiti realizzati. Tutto ciò se e quando i dati sono disponibili, ma specialmente affidabili. Provate a fare un test a partire da informazioni note, tipo la vostra rionale preferita, per comprendere a fondo cosa intendo a proposito di qualità e aggiornamento delle informazioni proposte. Non per amor di polemica, ma non è certo un servizio da usare per conoscere orari di apertura e posti a sedere, mettiamola così.
Al momento (dicembre ’22) sono 12907 le biblioteche censite, meglio, “anagrafate”. Già perché cos’è un’anagrafe? In senso etimologico un registro (della popolazione, ma non solo) in cui un’amministrazione appunta i mutamenti (nel caso ad esempio quelli demografici) per giungere a un censimento. Ecco, quello che forse manca qui è decisamente un…censimento.