Questo è un libro bellissimo e pesante. Un libro bellissimo e pesante in senso proprio: bello da sfogliare per le sue fotografie pazzesche che offrono molto più di un commento al testo, pesante almeno mezzo kg per la grammatura della carta, adeguata alla sapiente miscela di testo e immagini. Non siamo di fronte ad un testo di biblioteconomia né di bibliologia, piuttosto di una rassegna di architettura per edifici adibiti, nel tempo storico, a deposito di libri (non necessariamente simili al libro moderno di cellulosa) o spazio di consultazione, studio, cultura.
I due autori, il fotografo Will Pryce e il professore di architettura e storia dell’arte James W P Campbell vi invitano a immergervi in un appassionante viaggio (edito nella lingua dello scrivente da Einaudi, con la traduzione di Luigi Giacone e Chiara Veltri) in una storia millenaria di fabbricati in legno, pietra, mattoni e cemento armato. All’interno di questi manufatti di uno o molti piani, elevati sul piano di campagna o ben celati al di sotto, arredati con studiato minimalismo o sfarzosamente impreziositi di arredi ed espressioni artistiche, vi ritroverete ad esplorare un panorama curiosamente vasto di soluzioni funzionali ed estetiche per la custodia e l’esposizione di papiri e pergamene, volumi e rotocalchi, matrici e pannelli istoriati.
Ricorrendo all’archeologia degli arredi, così come alle materie disponili nel tempo e nel luogo di una determinata cultura, ogni soluzione sperimentata è riportata alla luce in una rincorsa che ci proietta di fronte a uno scriptorium medievale, tra stalli lignei, in un’alcova tra banchi corredati di catene di metallo a protezione dei furti. E ancora per armadi decorati o campate di ferro e più avanti acciaio prima di inciampare ai piedi di una palafitta che ci ricorda che non v’è linearità nel processo architettonico, quando si rinuncia ad uno sguardo univoco e autocentrato, circa le espressioni culturali che ruotano attorno al mondo del libro.
Di libri si parla nuovamente alla scoperta delle cento tecniche con cui si affrontano (e si sono da sempre affrontate) le loro patologie: isolamento su bacini d’acqua, erbe amare, pipistrelli! Difficile sfuggire alla tentazione di un certo esotismo nel descrivere il fascino profondo di ciascuna di queste soluzioni arcaiche e ostinatamente moderne. Di lettura si ragiona a partire dall’illuminotecnica e a bordo di audaci strutture pensili, mentre di ambienti si riflette a partire dalla lotta senza tempo all’umidità, e nella ricerca di spazi di concentrazione o comfort. Questa è però anche una storia di amore per la memoria che i manufatti, con il tetto o la sovracoperta, trasmettono di generazione in generazione.
In conclusione la cosa unica di questo testo, letto da una prospettiva peculiare quale quella italiana (al pari di altre) è che ti fa crescere un prurito: andare a visitare le biblioteche che non conosci, a partire dalla Malatestiana, Casanatese, Angelica, Laurenziana…e che studiate su altri libri (per distrazione, o per assenza di belle fotografie e facezie su passaggi nascosti e giochi prospettici!) non ti avevano trasmesso la stessa smania.
Come spiegarmi? Questo testo ti fa desiderare di progettare, meglio, di disegnarne una. Un’altra cosa bella? Il libro si trova anche in biblioteca. Su Biblioteche oggi potete trovare una recensione/sintesi entusiasta, mentre su Bibliothecae una sonora stroncatura a firma Alfredo Serrai.
La biblioteca: una storia mondiale. Di Will Pryce e James W P Campbell
Einaudi, 2020, 530 pp, 292 illustrazioni a colori, 48 euro