Guerra: la patologia dei libri taciuta

Lo scorso 19 agosto la Contea di Suffolk è stata investita da una tempesta che ha riversato in una manciata di ore quasi 30 centimetri di pioggia sul cuore di Long Island. Le immagini delle telecamere di sicurezza diffuse il 5 settembre mostrano l’acqua penetrare dapprima dagli spiragli di una porta, quindi premere con sempre maggiore insistenza, sino a raggiungere il punto di rottura del muro di cartongesso. Un torrente di fango si riversa improvvisamente all’interno della Smithtown library.

Una seconda camera inquadra l’onda mentre spazza e fa mulinellare arredi, libri, scrivanie, trascinando quel che incontra sul proprio cammino, al punto di raggiungerea i tre metri d’altezza nel piano basso e naturalmente più esposto all’opera distruttive delle piogge. Il giorno succesivo, con la dichiarazione dello stato di emergenza, è cominciata la stima dei danni e sono stati convocati da Detroit specialisti nel congelamento e successivo recupero dei documenti di maggior pregio.

Sulla matrice naturale di fenomeni metereologici senza precedenti (almeno in riferimento agli anni in cui questi vengono registrati e categorizzati) si potrebbero aprire tediose discussioni. Alluvioni, allagamenti accidentali e altri fenomeni che riguardano in genere l’umidità (ad es. sistemi antincendio inadeguati) non costituiscono che una delle molte cause di danneggiamento e perdita del patrimonio librario, di recente su queste pagine digitali abbiamo avuto occasione di incontrare una differente patologia del libro nell’ambito del contrasto ai parassiti con gli alleati chirotteri.

Oggi vorrei concentrarmi su un nemico più comune e diffuso di quanto si pensi, sovente taciuto per ragioni di opportunità: la guerra. I conflitti annichiliscono la vita di chi vi perisce, di chi è ferito, mutilato, di chi resta invalido. La guerra ammala, di guerra si soffre per lutto, solitudine, paura e fame. La guerra distrugge le case, le scuole, il presente e il futuro, l’economia, le infrastrutture, i sogni. La guerra è la piu potente arma di distazione di massa dalle aspirazioni di emancipazione dei popoli. La guerra distrugge anche musei, centri culturali, libri e biblioteche, anche se non è la prima cosa che verrebbe in mente a ciascuno, e tocca farne i conti.

Si stima che la guerra Russia-Ucraina abbiamo già portato al danneggiamento o perdita di un migliaio di biblioteche (tra cui la biblioteca scientifica di Honchar, a Kerson) che contenevano complessivamente 200 milioni di volumi, troppo poche le tracce nella stampa italiana di quanto si sta facendo per ripristinare, dove e come possibile, questo economico ma importante servizio pubblico. Eppure, in assenza di grandi casse di risonanza, qualcosa di fattivo è stato messo in campo da subito a sollievo di quante e quanti hanno dovuto lasciare il paese e sono accolti alle nostre latitudini.


La libreria, casa editrice e biblioteca Samir Mansour, la più importante di Gaza, fu rasa al suolo nel maggio 2021, riaperta in prossimità nel febbraio 2022, seriamente compromessa da nuovi danneggiamenti nell’ottobre 2023 e infine distrutta. Anche la biblioteca municipale di Gaza City in Al Wahida Street, al pari di altri centri culturali, è stata colpita dai bombardamenti all’inizio dell’ultimo conflitto. La biblioteca dell’università di gaza ha avuto una sorte se possibile peggiore, vittima di un incendio appiccato a mente fredda da un milite israeliano.

Sulla consistenza (passata) e la rilevanza delle piccole biblioteche palestinesi vi segnalo questo contributo del tutto inattuale, perché di un paio d’anni fa, eppure illuminante nel tentativo di tratteggiare una cartografia passata e presente della primavera e dell’autunno culturale in terra palestinese.

I danni alle istituzioni culturali possono quindi apparire di secondaria importanza: in realtà, a parte il valore simbolico degli attacchi, non si deve mai dimenticare che il patrimonio culturale è parte fondante dell’identità di una comunità, ne costituisce, in termini laici, l’anima. La cultura è uno dei principali presupposti del raggiungimento della pace, perché diffonde conoscenza e dialogo.

Gaza, la biblioteca violata (Treccani)

Qualche mese fa avevo dedicato un contributo alla biblioteca nazionale di Haiti, minata dal saccheggio e dall’oblio dell’attenzione internazionale. In queste settimane qualcuna impegna il proprio tempo nel riallestimento di un’altra biblioteca di Port-au-Prince, quella dell’Università Cattolica Notre Dame. Anche tra le macerie, di fronte agli orrori delle invasioni, dell’assimilazione, dell’annichilimento, c’è qualche lettore che semina parole di resistenza e libertà.