Lo scorso 20 giugno, in risposta (tardiva) all’appello delle leghe e dei sindacati palestinesi, si fece il primo Sciopero per Gaza. Oltre 1100 i comunali di Milano che risposero all’appello, con un’adesione del 34% nell’area biblioteche, e di assoluto rilievo anche nelle scuole. Un esito importante per uno sciopero politico, convocato dalle sole sigle di base, sul finire di giugno. Si sfilò per le vie della città al fianco di tante altre anime della filiera editoriale (librai* indipendenti e di catena, freelance e piccola editoria..) dietro le parole d’ordine Books NOT Bombs!

Lo scorso 30 agosto dai portuali di Genova arriva l’appello a bloccare tutto qualora l’invasione di terra di Gaza cominciasse, o la sicurezza della Global Sumud Flottilla fosse compromessa. Febbrilmente si lavora cosi alla piazza romana di inizio ottobre, riprendono le manifestazioni del sabato e quelle spontenee per la Flottilla, ogni singolo pomeriggio prosegue da mesi l’appuntamento silenzioso in piazza Duomo. E questo solo per stare sulla scena milanese.
Scegliamo la parte degli aggrediti, fermiamo l’economia di guerra, denunciamo la pulizia etnica del governo sionista, rigettiamo qualunque forma e qualunque accusa di antisemitismo, non dimentichiamo nessuna vittima di Gaza, l’attacco sistematico ai suoi ospedali, alle sue infrastrutture, alle sue case, al suo futuro.Le nostre figlie e i nostri figli ci guardano, Gaza ci guarda, le decine di migliaia di palestinesi uccis*, incarcerat*, torturat*, sfollat*, affamat*, ci chiedono di rompere il silenzio ora.
Dall’appello scioperpergaza dello scorso 20 giugno
Sulla data di lunedì 22 settembre convergono nuovamente la totalità delle sigle di base, e qui torna la nostra proposta di convergenza della galassia dei libri a prendere parola collettivamente contro il genocidio; per il cessate il fuoco e la rottura dell’embargo idrico, energetico, alimentare in corso a Gaza; per l’incolumità della Flottila che oggi veleggia in acque internazionali nonostante continue provocazioni.

Ancora uno sforzo, ancora un invito a mettere in gioco i nostri corpi non al servizio di una sigla ma di una causa che ci parla di libertà, autodeterminazione, umanità, di fronte alla ferocia dei tank. Il Comune e il governo del Paese hanno sostanzialmente ignorato gli sforzi profusi da RSU e OS in favore di prese di posizione istituzionali forti e lo sciopero generale, unitamente a un nuovo imponente corteo del lavoro, dev’essere la nostra prima risposta all’ignavia dei palazzi. In quella piazza, non in altre, convergeranno student* e palestinesi, in vista di uno sciopero europeo transnazionale capace di piegare i decisori alle ragioni della pace. Lì ci ritroveremo dietro lo striscione comune perché questa è davvero l’unica cosa giusta da fare oggi.
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