Di ritorno dalle Stelline

Biblioteche e nuove forme della lettura è il titolo della 29a edizione del Convegno delle Stelline, che si è tenuto lo scorso 21 e 21 marzo 2024 eccezionalmente presso Palazzo Lombardia, biblioteca Valvassori Peroni e auditorium del Municipio 3.

Gentile utente,

il Centro Congressi Fondazione Stelline a partire dal 9 Gennaio 2024 avvierà importanti lavori di ristrutturazione e manutenzione straordinaria che consentiranno una profonda riqualificazione dello stabile. Non sarà quindi consentito l’ingresso nel Palazzo di persone o mezzi ad eccezione di quelli autorizzati per tutto il periodo dei lavori.
Ci scusiamo per il disagio certi che il nuovo Centro Congressi permetterà una migliore esperienza a tutti gli utenti.

Dal sito di Fondazione Stelline

Resta il nome e (forse non solo per quest’anno) si moltiplicano le sedi: l’accreditamento all’ingresso di Regione Lombardia è lento e tardivo, l’allestimento al cuore della piazza coperta decisamente più freddo, salva tutto l’auditorium che ha un suo effetto scenico. Dal ruolo strategico della literacy alle trasformazioni in atto nell’ecosistema digitale è il sottotitolo che accompagna un’illustrazione che pone l’accento su lettura ad alta voce, ascolto e nuove tecnologie, in un affresco della lettura come espressione cangiante, a misura di molte e molti.

Con una trentina di minuti di ritardo, e nonostante le ultime due file libere, parecchia gente viene infine dirottata su una sala secondaria e comincia il giro dei saluti istituzionali. Da segnalare in apertura giusto il divertente lapsus “dobbiamo combattere l’alfabetismo funzionale” e l’approvazione delle Linee d’indirizzo per i sistemi bibliotecari da parte di Regione Lombardia. L’assessore del Comune rimpalla con aperture serali e necessità di libri in lingua prima di concedersi un “la 31a biblioteca di condominio giace” e di sottolineare un paio di dati interessanti: il 20% della varia si vende a Miano, il 30% dei podcast si ascoltano nella sua area metropolitana (o provinciale?) il dettaglio sfugge. E ancora illustra le due attività che affiancano il cronoprogramma di lavori che porterà alla realizzazione della BEIC: nuova Lorenteggio e Paravia (in sostituzione di Harar), riallestimento delle rionali Porta Venezia e Sant’Ambrogio. L’intervento AIB sottolinea due concetti: creare lettori a partire dalla casa della lettura, il bibliotecario come professionista che, attraverso la lettura, può e deve allenare al pensiero complesso.

A questo punto la sessione principale “Scenari e tendenze” del mercoledì dovrebbe finalmente cominciare, ma non prima dell’annuncio della nuova edizione di Occupy library 2024, che si terrà proprio a Milano. Francamente è un invito promozionale del tutto inaccettabile per l’appropriazione del nome a fronte di un meeting che costa oltre 200 euro a partecipante. Non c’è veramente altro da aggiungere. Di qui in poi non allungo il brodo con i curricula, potete ritrovare le informazioni di partenza nel programma.

Maryanne Wolf interviene, in video registrato, con una carica di espressioni (e pure colore di sfondo) non comune. Apre sulla literacy come diritto umano fondamentale, che in un mondo con un miliardo di analfabeti è interessante. Dopodiché vira sui suoi classici: leggere cambia la società ma pure il cervello, e la lettura è a sua volta mutata dalla cultura digitale. Nonostante la nota campagna noi non siamo “nati per leggere”, per parlare sì, ma per leggere no. Quindi ci accompagna in un viaggio tra neuroscienze cognitive e cervelli plastici, prima di atterrare (in un diluvio di citazioni) in un affresco del deep reading come forma privilegiata di ingresso e immedesimazione nella mente e nella figura altrui, passaggio chiave per sviluppare empatia e compassione, capire l’altro e dunque sviluppare analisi critica, contemplazione, in definitiva democrazia.

La proposta di Gino Roncaglia ci racconta le IA generative, prodotte attraverso l’addestramento di reti neurali, non più come strumenti dettati da regole, piuttosto come dispositivi che mettono in discussione il concetto di creatività nelle sue dimensioni 1. intenzionale, 2. umana, 3. dalle varianti finite e orientate. Lo sconquasso investe ogni presunzione di originalità e coscienza autoriale, scardina ogni precedente attenzione ad accessibilità e personalizzazione dei contenuti, è tutto piuttosto chiaro, ma pure inquietante.

Sul ruolo dell’IA nell’accompagnarci fuori dalla galassia internet (che aveva sucrclassato ieri l’altro la galassia Gutenberg durata mezzo millennio!) prende parola Paolo Ferri che riprendendo alcuni fondamenti degli interventi precedenti cala sulla platea bombe numeriche: dopo la pandemia in Lombardia il 15% delle/dei bimbi da 0 a 6 anni ha uno smartphone, percentuale che sale a quota 59 nella fascia 6/10 anni.
Dalla post-adolescenza lo studio avviene sui libri solo nel 59% dei casi, l’autorità del testo edito vacilla a fronte di slide, dispense, materiale autoprodotto. E ancora la lettura profonda, che non è determinata dal dispositivo ma certamente ne è facilitata o al contrario ostacolata, è l’unica che sostiene ragionamento inferenziale, deduzione, discernimento.

Emanuele Castano snocciola la sua ricerca su teoria della mente e teoria della società a partire da una selezione di testi di narrativa popolare e letteraria dati in pasto a tre campioni di lettori (uno di controllo) per comprendere se queste due collezioni di testi agevolino una diversa lettura anche delle persone reali con cui ci relazioniamo. Lui impiega più parole, ma ridotta all’osso: il romanzo letterario aiuta a leggere meglio le persone, ha maggiore complessità lessicale e sintattica, veicola implicitamente emozioni e sentimenti. Questa narrativa letteraria decostruisce, mentre storicamente quella popolare costruisce, quindi non è migliore o peggiore, ha “solamente” un ruolo diverso. La ricerca scientifica prosegue con mille assi cartesiani, eppure si fonda su un presupposto che non mi ha persuaso: letterario = vince premi ma non è bestseller, mentre popolare = è bestseller ma non vince premi. Ora questa divisione, tra molte altre fragilità, è insensibile a una variabile fondamentale del meccanismo del libro come prodotto editoriale e bene di mercato, dunque oggetto di pressione su titoli, autrici, autori. In sintesi mi pare una premessa assai discutibile.

Andrea Nardi impallina con citazioni di studi, ipotesi di lavoro, erudizione, ma fondamentalmente è molto chiaro nella prosa: la stessa OCSE nel contemperare con una certa facilità anche la lettura digitale sottostima le skills di alto livello che solo una lettura profonda sostiene. La lettura sostenuta su carta stampata e impaginata (pagina quindi dotata di struttura e mappa) agevola memorizzazione, orientamento nel flusso informativo, immersività, a fronte dei pericoli distrattivi di altri dispositivi tecnologici e specialmente di ingranaggi commerciali. Skimming, skipping, scanning e scrolling non sono quattro sorelle ma alcune delle tecniche con cui accogliamo l’overload informativo peraltro sovrastimando le nostre personali capacità di assorbimento e distribuendo l’attenzione su troppi input.
Ne consegue una sempre più bassa tolleranza a noia e attesa, a fronte di esperienze disegnate per catturare e spostare la nostra attenzione in totale assenza di anticorpi. Un cervello bialfabetizzato deve sper navigare senza preconcetti e in maniera safe dentro questi molteplici contesti.

L’intervento conclusivo di Axel Kaschte arriva al termine di una sessione monstre di tre ore abbondanti a proporre l’apertura dei nuovi linked data a forme di cooperazione con “gli scenziati” per includere nuove informazioni utili nei metadati delle risorse che hanno sostituito le vetuste descrizioni bibliografiche. In questa direzione OCLC sta lavorando all’evoluzione di WorldCat entities per qualificare e accrescere le informazioni che i metadati possono offrire. Questa lettura distante mette sullo sfondo il testo per restituire protagonismo alle relazioni tra contenuti informativi, all’insegna di un editing partecipativo di risorse e oggetti diversi. Suggestivo ma molto tecnico per la chiusura, oltre metà del pubblico era in pausa pranzo.


Nel primo pomeriggio mi trasferisco in sala Solesin per la sessione dal titolo Lettura: carta, schermo, audio? Con la regia di Rossana Morriello e Lucia Sardo. L’introduzione registrata di Naomi Baron è un viaggio nelle dimensioni sensoriali della lettura: sfoglio, fruscio, odore…una matericità che rende autentico l’atto del leggere e specialmente dello scrivere, agevolando la fissazione del pensiero e costringendo a un ritmo moderato.

Nicola Cavalli, direttore editoriale di Ledizioni interviene per AIE: partiamo dati dati e superiamo la presunta dicotomia carta/digitale all’insegna di una lettura della complessità delle tipologie di dispositivi, schermi, posture, letture. I primi dati sono frutto di una ricerca commissionata a Talents venture sulle abitudini di studio di 1000 studenti universitari: 75% legge su carta, 15% ebook, 8% audiolibri. Sono lettori appassionati nel 56%, occasionali nel 35%, non lo sono nel 9%. La maggiore apertura alla lettura digitale da chi studia in facoltà scientifiche, la preferenza per la carta deriva dalla possibilità di annotare e sottolineare. Stampa su carta chi è meno abituato a leggere. Il vantaggio (presunto) del digitale, con portabilità e accessibilità, è la maggiore sostenibilità ambientale percepita. Ultimi accenni, tratto dal Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia: 1. neverending classic repressivo a tema pirateria, che veleggia a quota 33% dei lettori per crescere con i lettori forti; 2. i lettori di ebook più assidui sono quelli di età compresa tra 18 e 25 anni.

Carla Fiorentino racconta la storia di Emons, primo editore in Italia di audiolibri. Nasce nel 2007, dismette i cd, apre ai podcast, galleggia in crescita in un mercato ostaggio di piattaforme multipurpose ecc.. tolto l’accenno superfluo all’abilismo del volume, che è invece oggetto di un intervento brillante a fine sessione, affresca con delicatezza la “simpatia” tra libro e ascolto, momenti e luoghi, forme di integrazione tra i due linguaggi al servizio di un target adolescente e young adult, prima di concludere sui libri parlati con espansioni sonore per ragazzi.

Fabio Di Giammarco, parto dalle conclusioni, espone due ipotesi di lavoro: il deficit di attenzione non è causa della pressione distraente intima ai nuovi device ma può, avere almeno altre due spiegazioni. La prima è di ordine biologico-evolutivo, la mente distratta è una strategia per rispondere alle continue interferenze, la seconda di ordine sociale-collettivo, la crisi di attenzione è ingenerata dal sovraccarico cognitivo di un sistema consumistico che deve spostare la tua attenzione continuamente. In entrambe le ipotesi la pressione distraente sarebbe un effetto piuttosto che la causa. Al di là delle suggestioni l’intervento punta a illustrare cos’è l’attenzione, capacità di prendere possesso e concentrarsi su un compito, per segnalare quali sono le tecniche per riprendere il controllo in un contesto oggettivamente inedito, attraverso esperienza, pratica, nuovi comportamenti.

Prima della rapida anteprima del Manifesto per la lettura inclusiva curato dal Gruppo di lavoro, anteprima funestata da qualche ostacolo tecnico, la bibliotecaria biellese Giulia Mosca restituisce l’esperienza del gruppo di ascolto (e non più di sola lettura!) nato in collaborazione con l’Unione Italiana ciechi e ipovedenti, e capace di produrre una nuova comunità di utenti e lettori/ascoltatori.
Si parte dalla considerazione della scarsa diffusione del braille (25/30%, solo nativamente non vedenti) e dalla scarsa reperibilità e appetibilità dei libri per ipovedenti. La narrazione si sposta sull’intuizione di allestire spazi accessibili e liberi da inquinamento sonoro e distrazioni per l’ascolto collettivo. Ma di quale contenuto? Audiolibro, letture interpretate, libro parlato, sonorizzazioni, sceneggiati, anche sintesi vocali: c’è di tutto nella sperimentazione del gruppo di ascolto aperto, inclusi momenti di bendaggio immersivo, e letture ad alta voce con volontari. La fruibilità si raggiunge all’intersezione delle possibilità di leggere, ascoltare, toccare. Lo slogan? Leggi come piace a te.

Altro non ho avuto l’occasione di seguire. Come sempre, più di sempre, non c’è ambizione alcuna di restituire la ricchezza degli interventi proposti (per quello esistono gli atti del convegno) qui non si tratta che di appunti commentati e presto restituiti a chi vorrà leggere o segnalare ulteriori angolazioni.