Il Fondo Franceschini (2020 – 2023) è mancato all’affetto delle librerie indipendenti, dell’editoria, e dell’utenza delle biblioteche pubbliche. Sì, perché qualunque ragionamento sull’eredità del Fondo cultura (e sulla mancata nascita del Fondo per il libro) non può prescindere dall’assunto che non si trattasse di un sostegno alla public library, quanto di una forma di economia circolare che, nel sostenere l’acquisto di testi presso librerie di prossimità, sosteneva pur con i suoi limiti l’intera filiera del libro, e di sponda le collezioni bibliotecarie.
retromarcia sul Piano Nazionale di Digitalizzazione, la soppressione della Digital Library, fino alla recente richiesta di più tagli al settore cinematografico e un generale disinvestimento futuro nelle diverse articolazione del settore culturale
Da Il Sole 24 ore
La dipartita dell’annuale finanziamento da 30 milioni di euro non è peraltro un unicum. Il colpo di mannaia è giunto, in forza di reiterati silenzi, di pari passo con la disarticolazionedella Direzione generale biblioteche e Diritto d’autore e di 18 app, in parallelo al decurtamento del fondo tax credit per le librerie, e nel più generale contesto di contrazione di spesa del Ministero della cultura per 124,2 milioni all’interno della manovra approvata dalle due camere del parlamento. Un taglio che ne porta la spesa allo 0,4% del PIL per un ammontare di 3.536,3 milioni di euro, e che ridimensiona con un colpo da 50 milioni di euro in particolare il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo. E se il bonus cultura tradisce qualche falla, le due “carte” della cultura e del merito, al di là di più specifiche considerazioni, non conservano certo la stessa platea di 18 app.
Il Fondo oggetto di questo brano aveva certamente diversi difetti: in primis l’impreparazione a governare il rischio di assumere una funzione sostitutiva invece che integrativa degli acquisti bibliotecari. Qui pesa l’assenza di un bilancio dei fondi contestualmente stanziati prima durante e dopo per l’acquisto ordinario, così come l’aver in tanti contesti esternalizzato le funzioni di catalogazione, e conseguentemente compromesso la capacità di acquisto e segnatura a scaffale al di fuori dalla filiera determinata degli appalti. Questo brusco passaggio di fase, che in tanti casi porterà al sostanziale dimezzamento degli acquisti, interroga sulla necessità di politiche continuative e sistematiche di relazione biblio-libraria oltre che di sostegno alla bibliodiversità e alla promozione di una cultura delle collezioni.
Quali voci fuori dal coro? Da ADEI a Confesercenti, Confindustria cultura e specialmente le grandi associazioni del settore hanno criticato senza mezzi termini l’operazione istituzionale e la contestuale assenza di politiche di superamento dell’empasse.
Pensiamo di regalare un libro a ogni nuovo nato.
Gennaro Sangiuliano, ministro
Adesso vedremo in che formula, dando con un buono, magari attraverso gli strumenti inormatici, lo Spid e quant’altro, alle famiglie che potranno acquistare un libro per il loro nascituro e poi regalarglielo quando avrà l’età per poter leggere.
L’appello permanente (sebbene a geometria variabile) per un ripensamento, o meglio per la proposizione di una politica strutturale del libro e della lettura attraversa anche dalla kermesse nazionale dell’editoria indipendente BookPride, che dall’8 al 10 marzo ha fatto tappa a Milano appena prima che sbocci la primavera.
con l’ultima legge finanziaria sono state cancellate o fortemente ridimensionate tutte le linee di intervento pubblico che negli ultimi anni avevano consentito una ripresa della filiera con buone ricadute anche sulla pubblica lettura; gli effetti della legge finanziaria già si intravedono, ma saranno ancora più evidenti nella seconda parte dell’anno, con pesanti ricadute che andranno a colpire soprattutto il pluralismo dell’offerta, da sempre valore del settore. Per questo ADEI, ALI, SIL e AIB, tornano a chiedere al governo che si avvii senza indugio un confronto sulle politiche per il libro e la lettura.
Comunicato congiunto del 10 marzo 2024
Significativo che gli ultimi rimbrotti verso la cancellazione del Fondo si siano dati proprio nella città in cui per una libreria indipendente che apre due (Tiritera e Corteccia) ne chiudono, negli ultimi mesi. A denunciarlo à la voce dell”Associazione delle Librerie Indipendenti di Milano – LIM che da dieci anni organizza sul territorio metropolitano il fronte delle librerie di qualità, riunendone all’oggi trentasei e riconoscendo a scala locale il suo primo interlocutore. Tra i suoi cavalli di battaglia del momento c’è infatti ben di più della rivendicazione di misure sostitutive al “compianto”: da un lato um pressing per decongestionare le spese nella città più cara d’Italia attraverso forme di decontribuzione (imu, tari, suolo pubblico, scia..) e dall’altra la richiesta di bandi per rispondere al caro-affitti, in un regime di riconoscimento che potrebbe provenire proprio da un albo delle librerie di prossimità e indipendenti come luoghi che affiancano alla vocazione commerciale quella di presidio culturale.