Ci vorrebbe un bel Piano di sviluppo

Il Piano di Sviluppo del Sistema Bibliotecario di Milano (SBM), frutto di due anni e mezzo di lavoro, è disponibile da qualche giorno online in formato .pdf ed è stato presentato la mattina dell’8 maggio 2023 ai bibliotecari. Approvato in giunta qualche mese fa, rappresenta il punto d’arrivo del percorso promosso da un gruppo di lavoro a colpi di questionari, focus group, incontro con le famigerate speaking person.

Il Piano raccoglie e organizza le sfide promosse dalle Linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti di mandato del Comune di Milano, che potete ritrovare a questo indirizzo, secondo quattro direttrici tematiche: transizione ambientale, transizione digitale, città a 15 minuti, promozione della lettura.

Promuovere abitudini e comportamenti di mitigazione (sempre attraverso la sensibilizzazione e la valorizzazione di buone pratiche) è certamente un orizzonte nobile, purché non assurga a palliativo in sostituzione alla messa a terra di chiare politiche di ammodernamento dell’hardware bibliotecario: sedi, dotazioni, fonti di approvigionamento energetico..

Gli obiettivi di riduzione complessiva dei rifiuti e dello spreco energetico, la fornitura di erogatori di acqua pubblica, e il partenariato per la cura del verde, sono certamente encomiabili, a patto di non confondere posture individuali e principi di ecosostenibilità a guida dei comportamenti collettivi con la pianificazione di interventi strutturali su questi stessi frangenti. A titolo d’esempio un chiaro impegno di spesa per la sostituzione di infissi vetusti e l’abolizione dei cestini non differenziati sarebbero più significativi di tanti appelli. La prima è un’azione piuttosto onerosa, la seconda assolutamente no.

La spinta all’alfabetizzazione digitale, ma che dico, alla digital literacy quale competenza abilitante è anch’essa inattaccabile. Ma di quale digitale stiamo parlando? Negli ultimi anni da più parti s’è assistita ad un’apertura del settore privato nei confronti dell’open source e ad una parallela e paradossale, non certo generalizzata, ritorno della PA sul rassicurante software proprietario e i suoi onerosi servizi di assistenza. Anche su questo versante, così come sui limiti del ricorso a prodotti tipo MLOL, un maggior coraggio sarebbe stato più in linea con lo spirito di accessibilità che innerva la strategia.

La città dei 15 minuti è il suggestivo mantra francofono che ispira la terza direttrice di sviluppo del Sistema, per l’attuazione dell’agognata città multicentrica e di prossimità. Se l’invito a promuovere senso appartenenza e produzione di comunità risuona in tanta produzione culturale di servizi bibliotecari (dalla selezione dei testi per le sezioni locali alle iniziative promosse per e con la cittadinanza), poco è stato (sin qui) affrontato in termini di analisi territoriale. Quanti quartieri di Milano sono rimasti orfani di teatri e cinema, musei e centri sociali? Quanto l’acquisto dei quotidiani o il passaggio ad un meccanismo combinato di ticket + convenzione potrebbero restituire in termini economici alla prossimità di cui si parla tanto? E ancora con quale iniezione di personale sarebbe possibile dedicare maggiori energie a implementare forme di cooperazione con biblioteche scolastiche e condominiali? Sono tutte domande aperte. Come aperto e inaffrontato resta il nodo delle aperture serali con personale se non qualificato certamente nemmeno volontario. Su quest’ultimo frangente pare che l’unica sede destinata ad aperture più generose sia l’avveneristica BEIC.

Non ultimo viene l’asse della promozione della lettura. Anche questo pilastro il riconoscimento della lettura come competenza abilitante è sintonico con le aspirazioni di tante e tanti bibliotecari. Purtroppo l’approvigionamento di testi in lingua non risulta sempre altrettanto agevole e solo un cambio di passo nei criteri che guidano le gare d’appalto potrà dare la spinta significativa che tutti attendiamo per andare a intercettare le nuove famiglie, il bisogno inespresso, quella comunità locale che è al tempo stesso sempre più internazionale.

Le quattro direttrici del Piano di sviluppo intersecano poi quattro assi trasversali: *informazione conoscenza e confronto
*competenza, comportamento e capacità
*creatività, innovazione, azioni e alleanze
*outcome misurabili

La presentazione rivendica una paletta di valori inequivocabile: inclusione, accessibilità, partecipazione e scambio internazionale. Valori che parlano di biblioteca come piattaforma collaborativa coerente con i goal dell’Agenda 2030 e capace di misurare e comunicare i suoi traguardi. Le sue premesse in termini di formazione del personale investono competenze in ambiti disparati: biblioteconomiche, digitali, relazionali e comunicative, di lettura del contesto e di sviluppo del pensiero critico.

Non è un piano chiaroscuro. Lo spirito è quello della Carta di Milano, le prospettive sono positive e manifeste, forse per non confondere output e outcome (per stare nel lessico del Piano) occorrerà mettere in campo risorse adeguate e grande capacità di ascolto di chi sta dall’una e dall’altra parte del banco prestiti.