Alla c.a. del ministro Giuli

Nel cuore della stagione balneare la querelle Boccia-Sangiuliano è definitivamente implosa col suo strascico di cattiverie e sgambetti, denunce ed ex-segreti da offrire al pubblico, mentre gli inservienti ripuliscono la sala a luci ormai accese. Il cambio di passo alla guida del ministero (sì, farebbe eccezione l’imbarazzante militanza giovanile nella fila del movimento di matrice neofascista Meridiano zero…) è avvenuta in un silenzio ovattato, da cui non trapelano all’oggi indirizzi o rotte inedite rispetto a quelle tracciate dal precedente ospite della poltrona di ministro della cultura.

Prima di cominciare: dalla bozza di questo brano alla sua pubblicazione si è tenuta una visita del nucleo investigativo dei carabinieri in ministero (in merito all’antefatto di apertura) nonché la prima audizione alle commissioni cultura in sessione congiunta del ministro, che a diversi articolisti ha ricordato le circonvoluzioni lessicali del Conte Mascetti (che invece è probabilmente un’estrazione ardita della riflessione di L. Floridi) e che PulpLibri saluta con toni ancora diversi.

In quell’audizione Giuli ha chiaramente puntato a due obiettivi: fare sfoggio della sua presunta caratura intellettuale e sottolineare aspetti tecnico-politici e politico-culturali delle linee programmatiche del suo Ministero.

Roberto Derobertis su PulpLibri

E ancora, in una seconda e più recente apparizione in terra francofona il Giuli ha rincasato la dose: siamo qui per riaffermare la centralità di quel che si può chiamare pensiero solare, il punto d’incontro tra la rigidità delle ideologie, della battaglia delle idee, che si discioglie nella luce meridiana dello spirito mediterraneo.

Ad ogni modo, prima delle recenti ed esotiche esternazioni, le prime a intervenire in lettera congiunta all’indirizzo di Alessandro Giuli, sono le associazioni di editori, librai e bibliotecari. Per chiedere cosa? Proroga e sostanziale revisione (progressività accompagnata da un complementare criterio di universalità) della Carta Cultura Giovani e del Merito, ripristino del compianto Fondo Franceschini, rifinanziamento del credito d’imposta alle librerie e alle piccole imprese editoriali, a fronte di un decremento complessivo di 100 milioni di euro fino a due anni fa destinati all’intera filiera editoriale. Sempre in tema di conferma delle risorse per l’acquisto di libri non è privo di interesse l’invito a porre maggiore attenzione sulle regioni in cui la pratica sociale della lettura (e con essa la diffusione di librerie e biblioteche) soffre di tassi di penetrazione bassissimi. Queste in estrema (ma non ingenerosa) sintesi le prime richieste, attenzione a non inciampare negli acronimi, di AIE, ADEI, ALI, SIL, FNC e AIB.

All’ombra della discorsività del diritto allo studio (di primaria importanza e tuttavia non corroborata da argomenti e alleanze significative) si tratta di argomenti ragionevoli, per lo più improntati al pressing categoriale di un’industria che ha mancato l’obiettivo di crescita, e sottolinea la rilevanza della propria nicchia di mercato. Uso consapevolmente il lessico scelto dai proponenti. Su questo tema specifico, e considerato che tutte le proposte convergono sul sostegno economico a un settore asfittico, si sarebbe potuto suggerire la costituzione di un tavolo di lavoro interministeriale su editoria scolastica, caro-libri e promozione della lettura. D’altronde il refrain di ogni anno è appena terminato: zaino, cancelleria d’ogni forma e colore, diario e astuccio, set di strumenti da geometria o disegno tecnico, agenda, ma specialmente libri e sussidiari. Con questo kit di materiali, diversificati per grado scolastico, sette milioni di studentesse e studenti si sono presentati ai banchi anche quest’anno a partire dal 5 settembre. A parere dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori i prezzi (parliamo dei soli libri) sono in aumento specie nelle scuole superiori. Il SIL – sindacato librai e cartolibrai (sì, lo stesso SIL che ha contribuito alla stesura della nostra missiva) stima la spesa media in 350 euro, con il 3% di aumento medio.

Il capitolo che vede protagoniste le biblioteche è ancora una volta schiacciato sul solo Fondo cultura di cui abbiamo avuto occasione di riepilogare le alterne fortune qui. Tecnicamente si tratterebbe di una misura di sostegno alle librerie che ha ricadute significative anche sulle biblioteche, ad ogni modo anche in questo caso oltre questo specifico perimetro d’intervento nulla è dato. Il che è furbo, perché il momento è quello giusto e la proposta soccorre il dicastero in cerca di maquillage. E tuttavia non era forse l’unica e la prima cosa da dire, a fronte delle tante incognite introdotte dal precedente inquilino, quanto a riorganizzazione della macchina ministeriale, si pensi alla bozza di decreto relativa a uffici dirigenziali e istituti ad autonomia speciale.

Rimuovere ogni forma di barriera sociale e architettonica nei confronti dell’accesso alla lettura – attraverso le biblioteche – è uno dei principali requisiti di un’azione che mira a riqualificare l’editoria e a sostenere l’intero comparto

Alessandro Giuli, primaonline

L’impressione è che i magnifici 7 si siano incontrati per scrivere di propria penna “cinque pezzi facili” che potessero essere presi in carico con immediatezza o più probabilmente ignorati con altrettanta disinvoltura dal titolare. Argomenti non suscettibili di invecchiare nel breve termine, di cui si possa rivendicare la paternità, così come la giacenza nel limbo istituzionale. Il disegno di una riforma spetta anzitutto alla controparte si potrebbe obiettare, eppure qualcosina di più organico, coraggioso e radicale potrebbe forse alzare la posta in gioco. A partire da una diversa geometria di alleanze.