Libriaudio

Se un testo non viene impaginato, stampato e reso quindi disponibile alla lettura per certo non diventa un libro. Se tuttavia viene letto, registrato e distribuito, si può parlare a pieno titolo di audiolibro.

In occasione dell’annuale trasferta “al sud”, il mio personale rituale d’infanzia prevedeva il passaggio da una zia che conservava una collezione completa di 45 giri delle Fiabe sonore con la fascia rossa e il titolo giallo in copertina, edite da Fabbri negli anni sessanta. Non c’era radioraiplay con Ad alta voce, tantomeno la vecchia cara sigla (la migliore) de “Il terzo anello”. Non c’erano le più amatoriali registrazioni di LiberLiber e LibriVox, non c’era Mlol né i DRM, ma soprattutto non erano all’orizzonte le due piattaforme che in una manciata di anni hanno fagocitato l’80% dell’intero mercato dell’audiolibro. In Italia, perché nel solo scenario europeo sono almeno 200 i player oggi attivi, non ultima la svedese BookBeat con la sua inedita formula “a consumo”.

La piattaformizzazione dell’ascolto che aveva infettato l’industria musicale facendo perire non tanto e non solo il supporto fisico ma specialmente il concetto di album, hi-fi oltre che una certa biodiversità dell’ambiente, chiude così il suo cerchio dopo aver schiacciato anche la circolazione audiovisiva. Prima che un problema di oligopolio, il concetto di all you can listen (& watch) ha svalutato un prodotto che, sebbene non è più di nicchia, si conferma a bassa marginalità. Fare audiolibri costa, e costa tanto: traduzioni, acquisizioni di diritti rocambolesche, ricerca di voci non solo professionali ma adeguate al testo, a fronte di un valore di acquisto svalutato dall’abbonamentismo flat, non certo premiale in fatto di trasparenza e algoritmi di posizionamento dei prodotti obtorto collo forniti in esclusiva.

Audible mantiene saldamente il trono per numero di titoli in catalogo (16.000) e clienti paganti, tallonata da Storytel. Fatturati in milioni di euro a doppia cifra, comunque risibili in relazione al mercato internazionale, che si colloca al 50% nei soli USA, con 1,5 miliadi di valore. Se scendiamo sotto i mille titoli prodotti l’anno incontriamo il gruppo GEMS con Salani, Giunti, Emons e Il Narratore, che non sono alternativi alle piattaforme ma produttori di contenuti che, pur mantenedo le rispettive autonomie, forniscono ogni anno centinaia di nuovi titoli che vanno sui rispettivi store, in combo con prodotti combo (libro+audio, ebook+audio), in piattaforma e ancora in canali retailer internazionali quali Streetlib.

Gli ultimi dati impacchettati da NielsenIQ per Audible ci dicono che gli ascoltatori di audiolibri sono aumentati nell’ultimo anno di 400.000 unità, superando così (parliamo del solo Belpaese) gli 11 milioni di persone. Una platea in rapido aumento, da anni, ma dalle consuetudini all’apparenza consolidate: lieve aumento del tempo di ascolto per sessione, thriller e classici tra i generi prediletti, complementarietà con la lettura e apprezzamento per le interpretazioni attoriali. Quali certezze? La saga di Harry Potter è, come sempre, l’audiolibro più ascoltato in lingua italiana.

Spotify, monopolista sostanziale del mercato musicale all you can listen, pare aver abbandonato (dopo reiterati scontri con Apple) la sua proposition di venditore al dettaglio di audiolibri, per affacciarsi al mercato con un pacchetto di 20 ore di ascolto mensile per ciascun utente pagante, dopo che dai tempi dell’acquisizione di Anchor i suoi investimenti nel podcasting sono decollati, contribuendo in maniera sostanziale a saturare i display di proposte “original” e di catalogo in italiano. L’offerta a pacchetto è tuttavia disponibile all’oggi solo in USA, Canada, Irlanda e Nuova Zelanda. I (pochi) dati relativi al mercato statunitense suggerirebbero una discreta propensione all’acquisto di token di ricarica dell’abbonamento, con particolare interesse da parte di una clientela giovane dall’ascolto continuativo.

Il libro parlato, sia esso fedele al puro testo di partenza o “aumentato” per mezzo di commenti sonori, sceneggiato a più voci, musicato, teatralmente interpretato, è da qualche anno nobilitato anche dall’alternativa in termini di accessibilità che offre ad una platea non vedente, ipovedente, ovvero semplicemente disabituata alla lettura.

La nuova stagione dell’audiolibro ha intercettato anche il repentino sviluppo dell’IA al servizio della simulazione digitale della lettura umana ad alta voce con 40.000 titoli disponibili su Audible secondo un recente report di Bloomberg, specialmente testi autopubblicati su Kindle direct publishing e vocalizzati nell’arco di un’oretta, e senza dimenticare quel che abbiamo già raccontato a proposito dell’evoluzione di Progetto Gutenberg. Su una linea di ricerca speculare sono iniziate le sperimentazioni di HarperCollins, in collaborazione con ElevenLabs, per riprodurre audiolibri in diverse lingue, opzione che pone ulteriori problemi di traduzioni automatiche di testi anche non editi in una determinata lingua.

Da qualche anno il core business dei produttori di ebook reader si è spostato dal solo hardware a un’ampia rosa di servizi, accessori, vendita ebook e per l’appunto audiolibri. In forma speculare la sonorizzazione sta incontrando turbolenze senza precedenti destinate a ridefinirne il rapporto col testo e col libro, con il diritto d’autore e con i mestieri della galassia editoriale, l’accesso alle risorse e la capacità di cattura da parte di grandi corporation, siano esse storiche o emergenti.