Il giorno dopo l’8 marzo

Calvisano è un piccolo comune d’impianto medievale della bassa bresciana: 8400 abitanti e una squadra di rugby con all’attivo tre coppe Italia e sette scudetti. La biblioteca di via Fratelli Cervi 1 fa parte della vasta Rete Bresciana e Cremonese – RBBC, ha un corner per l’allattamento e un suo gruppo di lettura. Ieri sarebbe stato giorno d’apertura ma all’ingresso campeggiava un cartello con scritto:

Oggi 8 marzo, Giornata Internazionale della donna, la biblioteca è chiusa perché la bibliotecaria è in sciopero.

La notizia è stata ripresa da diverse testale locali e, con la sua riflessione su disparità di genere, lavoro precario e non retribuito credo offra una sintetica e limpida testimonianza della pervasività dei meccanismi di ricatto, e a un tempo dello spirito di convergenza e mutuo appoggio che informa l’8 marzo appena trascorso.

Questo 8 marzo la bibliotecaria sciopera perché riconosce che in questo settore ci sono soprattutto lavoratrici che, come spesso succede per i mestieri considerati prettamente ‘femminili’, hanno contratti che non garantiscono una sicurezza finanziaria e lavorativa, e anzi ci tengono per anni in condizioni di precarietà. Perché la passione che abbiamo per i libri e la cultura tutta viene utilizzata per chiederci di farci in quattro senza che ci siano date adeguate risorse economiche e di tempo. Perché spesso la biblioteca non riesce a essere più di un semplice punto prestito senza l’aiuto di volontari e volontarie, come i/le ragazzǝ del Servizio Civile, troppe volte sfruttatǝ per pochi euro l’ora.


L’immagine di copertina è del mio amico Rouge.