L’ultima edizione del Manifesto IFLA-UNESCO delle biblioteche pubbliche è stata pubblicata nel 2022 a cura congiunta dell’International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA) e della United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) nel 75° anniversario del primo partenariato tra le due organizzazioni. La formulazione predilige il genius loci, riconosce il cittadino prosumer, la partecipazione culturale, lo sviluppo sostenibile, le competenze digitali, la lotta alla censura, l’abitudine alla lettura, l’informazione di comunità, scientifica e sanitaria.
Il primo Manifesto a firma UNESCO è datato 1949, appena tre anni dopo la nascita dell’organizzazione, lo potete recuperare qui ed ha per titolo The Public library: a living force for popular education. Il costrutto educazione popolare nel sottotitolo e la temperie post-bellica, suggeriscono l’ambizione del duplice riscatto (dal conflitto mondiale e dall’ignoranza) che l’istituto si propone in una fase in cui il confronto tra le culture e la dimensione cosmopolita ha sicura presa. Il successivo itinerario dei Manifesti UNESCO e IFLA/UNESCO, dagli anni settanta ad oggi, è stato ricostruito da Franco Neri in un recente contributo su AIB studi.
Per la revisione del 1972 UNESCO chiede una revisione a IFLA. Il Manifesto pare difatti proporsi più come una testo d’indirizzo della/per la comunità dei professionisti della biblioteca, che come un testo che guarda alla platea delle biblioteche di pubblica lettura. Accessibilità, gratuità, sviluppo sembrano superare l’universalismo che ispirava il testo della generazione precedente.
L’edizione 1994 è la prima cointestata, di cui IFLA e UNESCO hanno pari paternità e responsabilità. Archiviato il precedente scheletro contenutistico, oltre la porzione descrittiva si sviluppa una chiara call to action a promuovere una biblioteconomia ed una postura bibliotecaria adeguata alle sfide della democrazia: supporto alle decisioni, protagonismo della cittadinanza, riconoscimento della diversità culturale. Il paradigma sviluppista è temperato dalle suggestioni di sostenibilità che caratterizzeranno anche la successiva fase nella cornice di Agenda 2030.
La biblioteca pubblica, porta d’accesso locale alla conoscenza, crea i presupposti di base per l’apprendimento permanente, l’autonomia nel processo decisionale e lo sviluppo culturale dell’individuo e dei gruppi sociali. Essa è alla base di società della conoscenza sane, in quanto fornisce l’accesso e consente la creazione e la condivisione di conoscenze di ogni tipo, comprese quelle scientifiche e locali, senza barriere commerciali, tecnologiche o legali.
Dal Manifesto, ed. 2022
Prosperità, benessere, apprendimento permanente, sviluppo sì purché culturale e individuale, cooperazione e standard di servizio sono i concetti segnanti questa versione del Manifesto. Così muta nel corso della seconda metà del Novecento e nel primo quarto del secolo successivo, il paradigma della biblioteca pubblica in uno dei suoi testi seminali.
Ma ora basta chiacchiere: buona lettura della traduzione 2022 dell’ultimo Manifesto IFLA/UNESCO delle biblioteche pubbliche pubblicato.
Foto di Jazmin Quaynor su Unsplash


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