La decolonizzazione della memoria nazionale ucraina dall’impronta dell’imperialismo russo è stata oggetto nel 2023 di una legge sulla condanna e proibizione della propaganda imperiale che ha portato l’omonimo Istituto a pubblicare un fitto elenco di persone, ed eventi, oggetto di rimozione dallo spazio pubblico. Questa politica di cancel culture avviene, con buona pace delle giuste aspirazioni di autodeterminazioni dei popoli degli oblast del sud-ovest, nel cuore di una lacerante guerra d’invasione da parte moscovita, e non è mio interesse (meglio, non ne sarei in grado) illustrare gli elementi utili a contestualizzare, e non per questo giustificare, un’iniziativa minata in partenza da un’inequivocabile marca nazionalista.
Più interessante è ripercorrere l’elenco dell’infamia, che contiene ad oggi un’ottantina di nomi e fenomeni compresi tra il sedicesimo secolo e il primissimo Novecento. All’interno vi riconosciamo, tra regnanti d’ogni fatta, un Mussorgsky reo di aver composto Boris Godunov e quindi il Puškin di cui abbiamo già scritto qui su BibliotecAria. L’anarchico Bakunin sbrigativamente liquidato quale antisemita, mentre del Decabrismo si tace la costitutiva dimensione anti assolutista. C’è spazio anche per autori dalle propensioni filo-occidentali quali Turgenev, o anti-naziste e certamente non filo comuniste quali il nobel per la letteratura Bunin finiscono nel calderone di quanti avrebbero glorificato la politica imperiale russa.
L’accusa di antisemitismo nei confronti di Bakunin ha acceso un dibattito senza tempo, di cui potete trovare agilmente traccia di argomentazioni a favore dell’ipotesi così come utili a scagionare l’Orso di Pietroburgo. Quel che più stride, hanno fatto notare da più parti, è che invece lo sterminatore filonazista Stepan Bandera continui ad essere assolto da ben più argomentate evidenze di antisemitismo, e non si ravvisino voci critiche su questa plateale contraddizione.
Questa pulizia selettiva avrà ripercussioni su statue e odonomastica, disponibilità libraria e politiche editoriali, fruizione musicale e memoria storica. A farne le spese sarà un popolo vittima prima della cesura di un conflitto che pare non conoscere fine, poi della cieca censura della patria.
I decabristi riuniti in piazza del Senato a San Pietroburgo, nel 1825. Quadro di Karl Kolman. Immagine da Wikipedia.


Lascia un commento