Smarrire letture, smarrire lettori

Lo scorso 15 gennaio la libreria Atuagkat diretta da Dorthe Jordening ha illuminato un’ultima volta le sue vetrine prima di diventare un parrucchiere. La chiusura della storica libreria di Nuummiut – Nuuk (inaugurata nel maggio del 1966) e il trasferimento dell’attività in Danimarca segna la fine delle librerie nell’intera Groenlandia. Qualche libro campeggia tra gli scaffali di un supermercato e un piccolo centro commerciale, l’unica alternativa è l’e-commerce. Questo cambiamento epocale, per una comunità di 20.000 sui 57.000 abitanti del Paese già riverbera sulla sua piccola editoria così come sulle abitudini di lettura.

Due mesi più tardi ha chiuso i battenti, dopo otto anni di servizio, la Chinaski. Anche il paese di Soncino resta senza il suo primo caffé letterario e la sua ultima libreria. Subito dopo è stato il turno della protesta contro i tagli alle biblioteche bolognesi dal funereo titolo Mi rivolto nella tomba. Non passano pochi giorni che sul finire di aprile chiude (almeno per il momento) anche la Cà de Meist, la biblioteca alpina di Ceresole Reale, nelle stesse ore in cui la BookMob (la protesta dei librai torinesi) raggiungeva il Comune. Senza dimenticare chi non chiude, ma si trova orgogliosamente su un confine meno poroso di un tempo.

La libertà non è uno slogan. È il fondamento di una civiltà degna di questo nome. Libertà di pensare, di scegliere, di creare. Libertà di leggere. È su questo principio che si fondano le librerie di prossimità e tutta la filiera editoriale che resiste con loro.
Resiste, sì. Perché di resistenza si tratta.
Contro una cultura omologata, addomesticata.
Contro un sistema che premia solo i grandi numeri e dimentica il valore.
Contro chi ci ignora, mentre afferma – a parole – di voler promuovere la lettura.
Noi non siamo solo negozi.
Siamo presidi culturali, luoghi vivi di incontro, ascolto e pensiero critico.
Siamo custodi della bibliodiversità.
Siamo parte attiva della comunità.
Ma siamo fragili.
Subiamo l’impatto di scelte politiche ed economiche che ci soffocano:
il calo del potere d’acquisto, la desertificazione commerciale, l’impennata dei costi fissi.
E, insieme a tutto questo, il disinteresse generale per la lettura in un Paese che investe sempre meno in cultura.
Sono giornate di eventi, saloni e conferenze stampa e nessuno ci nomina.
Non vogliamo più essere invisibili.
Chiediamo investimenti strutturali, sostegni concreti, snellimento della burocrazia.
Chiediamo di entrare nelle reti culturali insieme a scuole, biblioteche, enti locali, fondazioni.
Chiediamo che tutte le librerie, soprattutto quelle nei territori più fragili, abbiano le stesse opportunità.
Non parlate di noi solo quando chiudiamo.
Parlatene ora!
Parlatene quando promuoviamo autori esordienti.
Quando costruiamo eventi, presentazioni, progetti con le scuole.
Quando aiutiamo le persone a orientarsi nel mare di parole e a scegliere con consapevolezza.
Perché una libreria è uno spazio di libertà.
E chi difende la libertà non deve essere lasciato solo.

Manifesto BookMob

Ci sono altri ingegnosi modi di smarrire letture per la strada. Alcuni dati sono stati snocciolati in occasione del convegno Per una primavera della lettura al Sud: un quinto delle vendite, tassi di prestito bibliotecario risibili, poche librerie specie nei centri medio-piccoli e prima del libro a stampa. Anche questo è sud.

“La verità che è a Roma le uniche librerie che ancora si reggono da sole sono La Nuova Europa I Granai, la Libreria Minerva, il Notebook dell’Auditorium Parco della Musica e la Libreria Scuola e Cultura a Talenti” rivela uno storico libraio, vicino alla pensione. “Le altre sono indebitate, hanno proprietari che ripianano le crisi, ex dipendenti che hanno fatto causa per mensilità o straordinari mai pagati, e si tengono in piedi grazie alla fatica di librai che pur di continuare a fare il lavoro che amano, e per cui morirebbero, accettano compromessi al ribasso”. Il mercato è un problema. A Roma, come in altre città d’Italia.

Collettiva.it

Secondo la ricerca condotta da Pepe Research per AIE Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia sono le regioni maggiormente in difficoltà, con cartolibrerie ed edicole a supplire al vuoto di presidio culturale. Sul versante bibliotecario il problema non è tanto di distribuzione, piuttosto di patrimonio carente.

Il patrimonio bibliotecario per mille abitanti nel Sud e nelle Isole è di 1.763 volumi, circa la metà dei 3.244 nel Centro Nord, mentre la media nazionale è di 2.748.

Il libraio


La bibliodiversità è poi compromessa dal mutamento nell’approccio delle librerie di catena: promozione privilegiata per i titoli (più avanti i propri libri) dei relativi gruppi, accordi commerciali per la visibilità altrui, pretesa di una scontistiche capestro per gli editori, minore autonomia delle e dei singoli librai.

Bisogna ricordare che “i propri libri” sono quelli di molti singoli editori posseduti da questi gruppi: Mondadori possiede tra gli altri Rizzoli, Einaudi e Piemme; Feltrinelli ha Gribaudo, Marsilio, SEM, Sonzogno, Crocetti, Donzelli e altre; Giunti ha Bompiani e Disney Italia; GeMS ha Guanda, Garzanti, Salani e Longanesi, e altri ancora.

Il Post

Smarrire (libri, ad esempio) non significa solo perdere un oggetto, a parere di Treccani lo smarrimento è uno stato momentaneo di turbamento o di sbigottimento, provocato da sorpresa, timore, dolore morale, che comporta la perdita delle normali facoltà di agire e di reagire.


Immagine di copertina da Unsplash


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