Massima concentrazione

Lo scorso anno ha visto più di qualche smottamento interessare il settore editoriale in lingua italiana. Il via lo hanno dato Nottetempo e 66th and 2nd, con una fusione da calcio d’inizio. In aprile la holding Messaggerie ha preso il controllo de Libraccio (62 librerie per 500 dipendenti in tutto) con il 51% delle quote. L’estate si è aperta con l’acquisizione da parte di Feltrinelli del 10% di Adelphi, cui ha fatto seguito a stretto giro un’equivalente opzione da parte di Mondadori, che non contenta nella stagione successiva ha fatto scarpetta del marchio Fatto in casa da Benedetta S.r.l.

Bending spoons, che non è un editore e ricorderete forse per l’app Immuni (e già si era distinta per aver fatto spesa grossa con Evernote, MeetUp e WeTransfer) ha messo un piedone nell’editoria digitale pappandosi la danese Issuu, piattaforma di publishing attiva nella fruizione di testi online con integrazioni social. Nel frattempo Feltrinelli non è rimasta a guardare, entratando in grande stile in Spagna con l’acquisizione di Anagrama e della catena di librerie La Central. C’è da dire che lo stato di agitazione delle e dei dipendenti non depone benissimo sull’equilibrio tra campagna acquisti estera e rispetto degli impegni assunti alla nostra latitudine.

Nelle scorse settimane è giunta infine notizia del perfezionamento dell’acquisizione del 100% di Ali – Agenzia Libraria International (nuovamente da parte di Mondadori) nelle stesse ore in cui il Salone internazionale del libro di Torino si mangiava BookPride, la Fiera nazionale dell’editoria indipendente nata nel 2017 e sopravvissuta alla debacle di Tempo di libri, che tornerà in città dal 21 al 23 marzo e a Genova dal 3 al 5 ottobre.

Questo solo per citare gli esempi in cui sono personalmente inciampato nell’arco di breve tempo. Nel contesto generalizzato di tagli e di working poor fraudolento anche nelle cattedrali della cultura, non sarà di certo sufficiente svuotare la vetrina per leggere l’attuale a fase di stritolamento della piccola editoria e di massima concentrazione dell’intera filiera nelle mani di una manciata di holdings.

abbiamo allentato la morsa del nostro codice deontologico e abbiamo finito col chiudere almeno un occhio quando ci guardiamo dentro (nello specchio dell’anima che è il nostro catalogo) e rischiamo adesso di non riconoscerci più, di non riconoscere più nella nostra proposta (magari non nel suo contenuto, che resta coerente, ma nel modo di veicolarlo, che però come sappiamo bene ne è parte integrante) qualcosa di coerente con quello che eravamo prima di cedere.

Marco Cassini su minimaetmoralia

Il primato del mercato non è peraltro vissuto senza preoccupazioni, come testimoniano i recenti appelli alla decrescita felice di M. Cassini su MinimaetMoralia e il controcanto di L. Lipperini sul suo blog. In una cornice in cui la resa media sfiora il 30% e il ciclo di vita del libro è sempre più breve (con una permanenza delle novità in libreria di una manciata di settimane) i gravi squilibri del mercato piegano le scelte dei piccoli editori e riducono i margini di manovra del lettore, generando le condizioni ideali al successivo, doloroso, giro di vite.


Foto di copertina di Kristina Flour, Unsplash

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