L’opuscolo sovversivo per eccellenza è il sillabario, sosteneva Luigi Fabbri agli albori del secolo. Epilogo, titola l’ultimo numero del bollettino della Scuola moderna di Clivio nell’autunno del 1922. La vicenda dell’asilo-scuola razionalista, e quindi necessariamente laica del paesino nei pressi di Viggiù, ci accompagna attraverso quindici anni di storia della prima esperienza di educazione laica e libertaria nel cuore delle prealpi lombarde.
Alle origini della proposta riconosciamo anzitutto l’intuizione pedagogica di Ferrer in Spagna (a partire dalla Lega internazionale per l’educazione razionale dell’infanzia), il Congresso anarchico romano del 16/20 giugno 1907, e l’impegno di Luigi Molinari e della sua rivista L’università popolare a cavallo tra Mantova e Milano.
gli anarchici si facciano promotori in Italia, sull’esempio di ciò che ha fatto Ferrer in Spagna e del compagno Luigi Molinari in Milano
Luigi Fabbri
Clivio è un borgo di transfrontalieri: nella bella stagione impiegati negli opifici ticinesi, alternativamente contadini e artigiani durante i mesi brevi. Quando in paese si consuma una delle molte scissioni in seno alla locale società operaia, l’anarchico Felice Monzini si fa promotore del progetto e mette a disposizione la particella di terreno da edificare. Anita Molinari (fino alla morte avvenuta nel 1912) e poi Sista Anna Domenica Di Sciullo (figlia del noto Camillo Di Sciullo) ne saranno le generose maestre fino allo scoppio del primo conflitto mondiale.
I lavori prendono il via nel dicembre 1907 e sono completati nell’arco di un paio di mesi grazie all’impegno di una sessantina di operai e alla generosità di innumerevoli sostenitrici e sostenitori. La sottoscrizione popolare coinvolge gli esuli cliviesi nelle americhe e il movimento libertario internazionale. Una volta completate le opere di cantiere, la facciata dell’edificio è presto adornata da una statua raffigurante la verità. Gli spazi che offre agli educandi sono aule di studio e svago, un salone, spazi di servizio (cucina, bagni, ufficio, lavatoio, guardaroba..) e un convitto in parte.
La Scuola apre i battenti l’ultimo giorno di gennaio del 1909. Dal novembre dell’anno successivo è affiancata dalla pubblicazione del bollettino La scuola moderna di Clivio. Rivista periodica per gli atti e la cultura razionalista, che in occasione del numero inaugurale tira ben seimila copie. Il programma scolastico “di stato” non può essere ignorato, ma è implementato da altri insegnamenti e attività, oltre che fortificato da una maggiore attenzione all’educazione fisica. I cardini dell’insegnamento sono riassumibili in tre assi: educazione morale, fisica e intellettuale: non solo nozioni e metodo d’insegnamento ma sviluppo del pensiero critico, della corporeità, della capacità di relazione. Durante gli anni di stop forzato è nuovamente la rivista del Molinari a tenere vivo il dibattito sull’urgenza di un’istituzione scolastica fuori dall’istituzione di stato, clero e capitale. A guerra conclusa si susseguono i momenti di incontro e approfondimento per la riapertura, tra cui si ricorda il decisivo convegno del ferragosto 1920 e del successivo 26 dicembre, questa volta presso la Camera del lavoro di Varese. La nuova inaugurazione giunge solo il 3 ottobre, sotto l’egida del controverso animatore Luigi Masciotti. Quest’ultimo sarà più avanti messo alla porta per la poca chiarezza sull’assenza di titoli che faciliterà l’ostruzionismo da parte del provveditorato, nonostante il ricorso, la caparbia e la disponibilità dell’ultima insegnante Angela Cattaneo. Nell’aprile del ’22 l’archivio e la biblioteca della scuola-asilo di Clivio sono dati dalle fiamme nella pubblica via da un drappello di squadristi.
Il progetto di Clivio si inserisce in un panorama che vede sorgere innumerevoli scuole moderne a partire dal 1906 e che vede il primo congresso italiano un anno più tardi. Di molti tentativi naufragati precocemente, affianco all’iniziativa di Clivio, ricordiamo il progetto bolognese e quello milanese firmato, ancora una volta, dall’infaticabile Luigi Molinari. A Bologna non vedrà la luce una vera e propria scuola ma dal novembre 1910 al maggio 1911 vedrà la luce la rivista La scuola moderna, dotata di tipografia e di una piccola e editrice.
la scuola dei preti si basa su apriorismi di indole trascendentale [quella laica] su apriorismi d’indole sociale e politica.
L. Fabbri, Scuola Moderna e scuola laica, La scuola moderna, 15 febbraio 1911
Nel Dopoguerra si rammentano solo sporadici tentativi di ripercorrere le orme di questa esperienza, tra questi la Colonia per bambini attiva a Piano di Sorrento dal 1951 al 1957.
Gli anarchici di Clivio e la scuola moderna razionalista, Macchione, Varese, 1908